OU—TOPIA

Sottotitolo:

Raccolta antologica sul rapporto tra utopia e distopia partendo da un’analisi personale alla New Babylon di Constant

Anno:

2019

Istituto:

Docente:

Marco Tortoioli Ricci

Guarda anche:

Constant Nieuwenhuys

Il progetto OU—TOPIA nasce a partire da un’analisi personale alla New Babylon di Constant Nieuwenhuys che nel 1960 espone la sua teoria dell’Urbanismo Unitario denunciando l’inadeguatezza dell’ambiente cittadino del suo tempo.
Dall’analisi fatta ne è emersa una concezione utopica quasi al limite della distopia. Da qui la domanda sulla quale ruota tutto il lavoro del progetto: fino a che punto un’utopia può essere distinta da una distopia? C’è effettivamente un confine? È per questo che il libro è pensato come raccolta antologica strutturata per ragionare su questi concetti. Sono stati selezionati testi e articoli, ma anche film, opere d’arte e grafiche, per portare alla luce nuove considerazioni su questi temi.

Il confronto

Dopo una prima parte per lo più legata alla letteratura, comincia la sezione del libro vera e propria. In essa l’attenzione principale converge su alcune delle principali figure e correnti di pensiero legate alla storia del design e dell’architettura del Novecento. Sono stati selezionati, per citarne alcuni, brani inerenti Sant’Elia, il Team Ten, Yona Friedman, i metabolisti, Superstudio, Gordon Matta-Clark e altri. I concetti del pensiero architettonico di queste personalità di spicco sono messe a confronto tra loro con delle infografiche, in una sezione finale del libro. Il primo grafico espone tutti i valori base adottati da Constant e funge da matrice di generazione delle infrografiche delle altre correnti di pensiero citate.

Interpretazioni visive personali

Il libro OU—TOPIA è strutturato con una griglia editoriale con proporzioni auree in richiamo quindi al concetto di utopia. A contrasto con il rigore di questa struttura, in alcune pagine sono state realizzate delle interpretazioni grafiche personali a mo di rielaborazione visiva dei concetti trattati nei brani. Questo intervento è stato comunque ridotto nel numero rispetto ai contenuti proposti in modo da non risultare eccessivo e per non distogliere eccessivamente l’attenzione dai contenuti proposti. Le interpretazioni visive sono poste proprio in sovrapposizione al testo, ragionando sul concetto di layerism, oppure come vera e propria estensione dell’area testuale.

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